Raccontare e raccontarsi in terapia intensiva. Il diario del paziente

Il “Diario del paziente” in Terapia Intensiva è il racconto di ciò che accade durante il ricovero in Area Critica. Le prime esperienze di “Diario del paziente” hanno origine a partire dagli anni 80’ nei Paesi Scandinavi e oggi questo strumento è diffuso nel 40% delle terapie intensive dei paesi nordici.
Il Diario del paziente nasce non tanto come un trattamento riconosciuto, ma come un’iniziativa di condivisione tra il sapere empirico e di un’intuizione empatica ed emotiva da parte degli operatori.
La narrazione in terapia intensiva favorisce lo scambio di informazioni tra operatori, familiari, pazienti stessi che possono contribuire a tessere una nuova storia di relazioni fatta sicuramente di eventi, ma anche di sentimenti, attese, speranze, del tutto imprevedibile.

Il diario varia in base alla struttura sanitaria, ma in termini generali, non contiene informazioni cliniche, ma osservazioni e descrizioni d’eventi che riguardano il paziente. In alcune strutture sanitarie, l’intero diario è lasciato al letto del paziente; in altre può esserci un raccoglitore a fogli singoli rimovibili, cambiati di giorno in giorno e poi conservati in un luogo sicuro del reparto. Il testo è scritto dal personale sanitario, infermieristico e medico, in modo volontario. In alcuni centri, i familiari e conoscenti del degente che sono coinvolti nella cura, sono incoraggiati a leggere il diario e a contribuire con riflessioni, pensieri, commenti e notizie, ad esempio su quello che succede a casa, sulle persone che hanno chiesto del paziente, su altre notizie considerate importanti per il paziente, se ci sono bambini, si includono nel diario disegni e letterine scritte da loro.

In Italia, una delle strutture che sostengono l’uso di questo strumento è quella diretta dal Dr. Luca Bucciardini – medico specialista in anestesia e rianimazione, direttore della Sod neuroanestesia e terapia intensiva, azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze.

La funzione della narrazione in reparti ad alta intensità di cure può essere quella di ritrovare una coerenza ed un senso agli eventi inaspettati che un individuo si trova a vivere e con esso il suo sistema di relazioni. Il diario del paziente offre con la raccolta di tante storie, la condivisione di uno spazio intermedio ma comune tra curanti, pazienti, familiari, conoscenti attorno cui può nascere la ricostruzione di nuovi significati, vissuti emotivi e l’avvio di un possibile processo di crescita per l’equipe degli operatori. Da sempre attraverso il racconto, l’uomo recupera la continuità di sé stessi, della propria storia, sia sul piano temporale, ricongiungendo il passato con il presente ed il futuro, sia su quello personale ricordando attimi, eventi apparentemente perduti.

Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di descrivere la realtà, ciò che lo circonda narrando storie, con lo scopo di dare un senso alle proprie esperienze e alla propria vita, oggi più che mai. Il raccontare, è un ponte tra interno ed esterno, tra quello che sento e quello che vedo, mette in relazione se stessi da tutto quello che è intorno a noi in maniera circolare. Con il racconto si tenta di organizzare e dare un senso alla realtà specialmente, in situazioni drammatiche, che non viene solo fotografata e percepita, ma anche e soprattutto interpretata con emozioni, sentimenti. In seguito ad alcuni eventi di vita significativi come l’esperienza di un ricovero in terapia intensiva le persone possono percepire di avere perso il senso della propria esistenza, di cui resta un quadro frantumato di eventi scollegati, sparsi e disconnessi. Nel percorso terapeutico relazionale c’è necessità di recuperare la storia, ricostruirla, renderla coerente anche se intrisa di sentimenti contrastanti tra loro come dolore, gioia, sconforto, ma soprattutto speranza. La sofferenza non si può e non si deve eliminare, ma può trasformarsi in una base da cui ripartire, per il paziente, i suoi familiari ed il sistema di relazioni che vi gravitano attorno.

Dott.ssa Alessandra de Luca, medico anestesista presso la Sod neuroanestesia e terapia intensiva Azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze – psicoterapeuta sistemico – relazionale.

Dott.ssa Giulia Liperini, psicologa psicoterapeuta sistemico – relazionale